Un ragazzo e una ragazza si conoscono in un locale e finiscono per fare sesso nel bagno. Una storia che potrebbe finire così, come tante avventure notturne occasionali a base di musica e alcol.
Ma i protagonisti di Appiccicati Un musical diverso – in prima nazionale al Teatro Filodrammatici fino al 26 maggio – si trovano alle prese con un problema che non avevano contemplato: per un’oscura causa, almeno da un punto di vista medico, proprio alla fine di un coinvolgente amplesso canterino, i due rimangono letteralmente appiccicati. E dopo una serie di improbabili manovre per staccarsi, ai due poveretti non resta che andare al pronto soccorso. Per ritrovarsi in una situazione boccaccesca e quanto mai surreale, appiccicati su un lettino d’ospedale, con l’inutile presenza di un’infermiera, che non sembra dare molta importanza al loro problema e un medico che non si palesa. O perlomeno non come tale, dato che è anche il pianista dello spettacolo. Un’attesa infinita, che sembra chiusa in un loop temporale, a giudicare da un orologio che segna sempre la stessa ora. Ma anche irresistibilmente comica e scandita da canzoni demenziali. Complice la vicinanza forzata, i due protagonisti si lasciano andare gradualmente a confessioni sempre più intime facendo emergere una tensione romantica che li veicola verso un finale sorprendente.
Appiccicati, versione italiana di Pegados, pluripremiato successo off spagnolo creato nel 2010 da Ferrán González, Alícia Serrat e Joan Miquel Pérez ed esportato in tutto il mondo, è un riuscito esempio di musical “da camera” che riflette in modo ironico e dissacrante sulle relazioni sociali moderne, abbordando con grande ironia temi inconsueti, come le relazioni sessuali e la masturbazione femminile, senza cadere mai nella volgarità fine a se stessa.
Appiccicati decolla per la comicità testi delle canzoni e dei dialoghi, intelligentemente montati su un gioco meta-teatrale che diverte e coglie di sorpresa allo stesso tempo. L’infermiera avverte infatti da subito gli spettatori che, trovandosi in un ospedale, è proibito, fumare, usare i cellulari e…tossire, chiarendo che si è nel bel mezzo di un musical e che ci saranno quindi delle pause cantate. In una scena minimal che crea una squallida sala d’attesa di un ospedale e un intelligente gioco di luci e ombre, lo spettacolo poggia sul ritmo dell’ottima regia di Bruno Fornasari e su una grande prova di attori. Gli “appiccicati” Cristian Ruiz e Marta Belloni, dimostrano una bravura e una complicità scenica e vocale di rara efficacia. Il quartetto si completa con il pianista/attore/cantante (la musica strumentale è live) Antonio Torella, un medico di poche parole, ma essenziale allo sviluppo della storia, sia da un punto di vista musicale sia umoristico e con l’infermiera Stefania Pepe, esilarante nei repentini cambi di registro dei vari personaggi che interpreta (le madri dei protagonisti e le personalità multiple del suo personaggio).
Un musical che dimostra come con pochi presupposti, se non quelli della creatività e del talento, si possa confezionare uno spettacolo di ottimo livello e di grande intrattenimento.