Mario Martone dirige il suo primo Eduardo, scegliendo Il Sindaco del Rione Sanità, uno dei testi più pessimisti del grande drammaturgo napoletano. Una rilettura interessante, prodotta da Elledieffe/NEST Napoli Est Teatro/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, che illumina una Napoli contemporanea, aggressiva e dolente allo stesso tempo. La storia, nota ai più, è quella di Don Antonio Barracano, “Sindaco” che amministra le vicende del Rione Sanità secondo un personalissimo senso di onore e giustizia, offrendo protezione, aiuto e consigli alla gente del quartiere. Gli fa da controparte il Dottor Dalla Ragione, suo storico “collaboratore”, che vorrebbe seguire invece una strada più consona alla legalità. Quando gli si presenta alla porta Rafiluccio, giovane rovinato dall’avidità del padre, Don Antonio dovrà fare i conti con la sua stessa coscienza, arrivando però a pagare un caro prezzo. Pur nel rispetto della drammaturgia – con l’eccezione del monologo finale di Dalla Ragione che è stato eliminato – , Martone affonda il testo nella Napoli cruda e contraddittoria di oggi, scegliendo interpreti molto più giovani rispetto all’età scenica indicata dall’autore. Don Antonio non ha più l’allure decadente della storica interpretazione di Eduardo, ma ha il piglio deciso e inquietante di Francesco Di Leva, che spinge al massimo la violenza del testo, coadiuvato da una recitazione molto fisica. Potente ed efficace anche la prova degli altri interpreti principali, Massimiliano Gallo (Arturo Santaniello, padre di Rafiluccio), Giovanni Ludeno (il dottor Fabio Della Ragione), così come di tutto l’ensemble formato da Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino, Daniela Ioia, Gennaro Di Colandrea, Viviana Cangiano, Salvatore Presutto, Lucienne Perreca, Mimmo Esposito, Morena Di Leva, Ralph P, Armando De Giulio, Daniele Baselice. La scena cupa ed essenziale di Carmine Guarino rispetta l’intenzione realista di Martone, che si appoggia anche a un commento musicale del giovane rapper Ralph P, ai costumi di Giovanna Napolitano e alle luci di Cesare Accetta.
In scena al Teatro Grassi fino al 28 gennaio.