Lunga giornata verso la notte, interpretato da Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, nella
doppia veste di attore e regista, Rosario Lisma e Riccardo Buffonini, si svolge nell’arco
di un giorno lunghissimo, in cui i membri della famiglia Tyrone, disfatta da miserie fisiche e
morali, si urlano in faccia l’uno contro l’altro la propria disperazione e la propria solitudine,
annegando nel buio del dolore. Il padre James è un ex-attore ricco ma avaro che si rifugia
nell’alcool, la madre Mary una donna rovinata dalle droghe e che ha paura della realtà, il
figlio minore Edmund malato che presagisce la fine, il maggiore James Jr. un alcolista
disadattato.
È sempre la famiglia quella che si mette in scena, come se il grande sogno americano non
potesse se non partire da lì, dove tutto ha inizio e dove tutto a volte si conclude.
Una lunga notte, ancora in compagnia di un fiume di alcol, questa volta con in più anche il
senso di una malattia, e la dipendenza da droghe.
Il capofamiglia è un attore, dalla carriera incerta, il suo primogenito è stato un attore senza
motivazioni, ma costretto a recitare dal padre, desideroso di vederlo in qualche modo
sistemato.
Ma possiamo considerare attori tutti e quattro i protagonisti di questa lunga nottata, dove la nebbia è data dalla macchina del fumo, dove gli attori/personaggi escono e rientrano nel
proprio camerino, come nella propria solitudine.
Il testo di O’ Neill mi si è rivelato come un enorme celebrazione dell’immaginazione, dove i
personaggi hanno continuamente un doppio binario di menzogna e verità, ma per citare il
titolo di un libro di Elsa Morante, a vincere è il sortilegio: della droga, dell’alcol, ma soprattutto del teatro.
E’ sicuramente l’opera più conosciuta e rappresentata del drammaturgo statunitense Eugene O’Neill ed uno dei massimi capolavori del teatro statunitense del XX secolo, premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1956 (il quarto per O’Neill). Il dramma, ambientato nella casa dei Tyrone, nel Connecticut dell’agosto 1912, si svolge nell’arco dell’intera giornata e affronta i temi della dipendenza, della nostalgia, della disperazione e del senso di colpa all’interno della famiglia, mettendo a confronto quattro diversi fallimenti esistenziali.