Juliette e Pierre sono due estranei. Apparentemente non hanno nulla in comune. Pierre è un uomo di mezz’età, sposato con un figlio adolescente e con un debole per le scappatelle extra-coniugali. Juliette è una giovane donna, dal fascino discreto e intrigante. Si ritrovano quasi per caso, una sera a casa di lui, complice un gioco di sguardi e sottintese promesse iniziato in un bar. Juliette, in un’altalena di incoraggiamenti e rifiuti alle profferte amorose di Pierre, lo inizia a tempestare di domande sulla sua vita privata e sul rapporto con la moglie. Juliette si svela poco a poco, a sua volta, non in una, ma in molteplici identità, che confondono il pover’uomo e lo mettono a fare i conti con le ipocrisie della sua esistenza. Una storia solo in apparenza leggera quella di Montagne Russe, la deliziosa commedia del drammaturgo francese Eric Assous (Premio Molière nel 2010 e 2015 e Gran Premio per il Teatro dell’Académie Française nel 2014). E’ ora portato in Italia nell’allestimento di Eccentrici Dadarò – Progetto La Gare, interpretato da Rossella Rapisarda e Antonio Rosti, con la regia di Fabrizio Visconti. Si diceva un testo lieve sì, ma costruito come un giallo sentimentale, che si svela in un sorprendente finale. Una storia divertente, che si snoda in un saliscendi di registri, che sottolineano alcune pungenti riflessioni sui rapporti umani e soprattutto familiari. Su un divano, i due personaggi si danno battaglia a colpi di rivelazioni, confessioni, risate e incomprensioni. Una bolla d’umanità contaminata solo da luci e suoni, echi lontani di un surreale quotidiano. Con un piano sequenza quasi hitchcockiano, Fabrizio Visconti si fa largo nella continua fluidità della storia, attraverso una regia piacevolmente cinematografica. Pause, ritmo, un disegno luci precisissimo (dello stesso Visconti, abile light designer) definiscono le complesse psicologie di Pierre e Juliette, ottimamente interpretati da Rossella Rapisarda e Antonio Rosti. Lei, un tocco femminile imperscrutabile e vagamente malizioso, che naufraga nella sensibilità e nel bisogno d’amore; lui, un uomo al quadrato, che rivela invece fragilità emotiva e la vacuità di un esistenza terribilmente borghese. Lo spettacolo diverte e anche molto, lasciando allo spettatore, attraverso una cifra stilistica di notevole intensità, una sensazione di crepuscolare nostalgia per il non vissuto.
Dopo il felice ritorno lo scorso marzo al Teatro Litta per la seconda stagione consecutiva, Montagne Russe sarà prossimamente al Piccolo Teatro Martesana di Cassina de’ Pecchi (14 aprile) e al Teatro Lirico di Magenta (15 aprile).