Un bagno pubblico come luogo del rito del passaggio. Dopo aver analizzato la transizione tra vita terrena e aldilà in Sulla morte senza esagerare e tra presente e passato in Visite, il Teatro dei Gordi individua in Pandora, un altro luogo di attesa, in cui è la fragilità del corpo a fare da spartiacque tra varie umanità.
Un girone dantesco, che mette i protagonisti a contatto diretto con le proprie debolezze per condurli in una sorta di catarsi collettiva – e non è infatti un caso se si tratta di un bagno unisex, mirabilmente creato dalla scenografa Anna Maddalena Cingi. Uno spazio sospeso, che vede l’incontro-scontro tra perfetti sconosciuti, accomunati da una trasformazione in atto, a volte violenta, a volte tragicomica o anche sfacciatamente esilarante, che mette al bando tutte le regole della società benpensante. Potremmo essere nel bagno di un aeroporto, di un locale, di una stazione di servizio. Tutto quello che sappiamo è nelle microstorie dei personaggi in scena. Un maniaco dell’igiene che rimane vittima della sua stessa battaglia contro i germi – e che rimanda irrimediabilmente all’attualità – il diversamente pulito, un trampoliere che sfrutta l’altezza a suo favore, la ragazza che usa il lavandino come bidet, la coppia di sposi importunata da uno straniero goliardico, ballerini da gara in crisi, coppie gay, ciclisti in vena di esibizionismo e persino una coinvolgente esibizione canora. Ogni personaggio attraversa tre passaggi di iniziazione e sembra seguire il celebre percorso proposto dall’antropologo Von Gennep: una separazione dal mondo comune in uno spazio sospeso, una transizione scandita da anomalie, assestamenti comportamentali al limite dell’isteria e una reintegrazione nella società, in cui però prende spazio anche un nuovo io.
In Pandora la regia di Riccardo Pippa è ritmica, incalzante, al servizio della frizzante drammaturgia di Giulia Tollis e di un mirabile gruppo di attori (Claudia Caldarano, Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza) che sanno coinvolgere con la sola forza della mimica o di una parola-suono essenziale, che supera le barriere linguistiche. Fanno capolino in due occasioni anche le celebri maschere di Ilaria Aliemme, usate in modo più discreto, ma comunque incisivo.
Pandora coinvolge, diverte, fa pensare e si deposita nel profondo, lasciando lo spettatore con la voglia di capire, approfondire, immaginare altre soglie e altri luoghi.
Dopo il debutto alla Biennale di Teatro di Venezia nel settembre 2020 Pandora è andato in scena al Teatro Franco Parenti dal 9 al 13 giugno 2021 per poi proseguire la tournée in tutta Italia.
La foto è di Noemi Ardesi